Depressione natalizia

Disturbi psicologici e psicosomatici correlati alla rigidità del corpo
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Aspetti bio-psico-emotivi della depressione
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Senso di abbandono e smarrimento

Osservo ad ogni festività natalizia un acuirsi delle manifestazioni ansiose, depressive e un calo di autostima. Tanto più il Natale viene spacciato come la massima espressione dell’unità familiare, dell’amore smielenso, della compassione verso il prossimo, della sublimazione delle emozioni di rabbia, paura, gelosia…., quanto più le persone che già sono più sensibili e stanno ricercando una propria dimensione bio-psico-emotivo-relazione, si sentono impotenti, inadeguate, carenti, abbandonate, isolate socialmente. Effettivamente il modello proposto da una tradizione religiosa cristiana è ormai stato svilito, commercializzato, svuotato abbondantemente di un valore profondo. L’obbligo alla felicità, lo sforzo di riunire a volte la famiglia andata in pezzi diviene una violenza gratuita e aggiuntiva alla sofferenza che già si sta sperimentando. Ricercare l’unità e l’armonia non equivale ad abbuffarsi al pranzo natalizio assieme a persone con cui sussistono tensioni relazionali, incomprensioni o addirittura barriere comunicative. La soluzione fast-food rapida, strategica, rigida non esiste e soprattutto non porta a soluzioni. La festività natalizia porta con sè una aspettativa irrealistica di perfezione, di una immagine di famiglia felice che viene proposta quotidianamente dalla pubblicità, dall’educazione, dalla religione. Finchè restiamo imprigionati in questo clichè vuoto, stereotipato, illusorio, aumenterà il senso di smarrimento, di disorientamento, di distonia rispetto al proprio sentire più profondo. Ci si perde in un vortice psico-emotivo instabile: l’ansia di essere all’altezza degli altri, dei preparativi, l’obbligo di organizzare regali e un pranzo da master chef, il non potersi concedere un errore , l’obbligo di avere tutto sotto controllo, l’obbligo di sembrare felici, il non poter mostrare debolezze e fragilità… E’ necessario iniziare a prendere coscienza che l’ascolto di sè e dell’altro può avere luogo soltanto se proviamo a lasciare andare questi schemi, questi luccichii attraenti, ma abbaglianti (ad es. le illuminazioni natalizie per quanto magiche non sono nemmeno lontanamente paragonabili alla vitalità vera della luce del sole) che sembrano riempire in maniera insensata.  Le persone che si accorgono di questo meccanismo mentale ed emotivo, provino a non giudicarsi, provino piuttosto ad accogliere questa consapevolezza in maniera dignitosa e gioiosa. E’ utile anche non giudicare chi resta ancora intrappolato in questo meccanismo automatico e crede di essere felice e realizzato. Ciascuno ha il proprio percorso di crescita, per cui è insensato obbligare l’altro a un percorso che non gli appartiene. La ricerca del proprio vero Sè, è tanto più vera quanto più ci si accorge di essere meno influenzati dagli accadimenti “esterni” siano essi stra-deludenti, stra-appaganti, stra-angoscianti. Più restiamo stabili e calmi, più percepiamo la realtà senza veli, senza filtri e siamo in grado di relazionarci in maniera efficace e di adattarci alle circostanze. Infine possiamo divenire capaci di trasformare la realtà, non più di subirla. La divisione infatti tra mondo interno ed esterno non è altro che la proiezione della nostra mente inferiore che ha un google-map duale. La realtà è Una al di là della nostra mente illusoria che ha un hard disk che può solo schematizzare, dividere e catalogare.

Vi invito a focalizzare la mente sull’immagine delle mani aperte coi palmi rivolti al cielo ( e cercate anche materialmente di farlo se ne avete la possibilità, chiudendo gli occhi, seduti, coi piedi appoggiati a terra, con la colonna vertebrale allungata e portando l’attenzione sul respiro calmo nell’addome) quando sentite di iniziare a essere trascinati da pensieri ed emozioni che vi consumano. Aprire le mani, tenerle ri-lasciate consente di esser pronti a ricevere, a cogliere ciò che si presenta sul cammino, piuttosto che irrigidire automaticamente, stringendo i pugni per trattenere.

Vi auguro un nuovo anno di maggiore consapevolezza, e di grande lavoro interiore, potendo lasciar andar il vecchio, facendo spazio al nuovo, al cambiamento vero, a una rinascita individuale e collettiva.