Depressione: schemi cognitivi errati

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Schemi mentali distorti nella persona depressa

T. Aaron Beck è uno psicoanalista deluso dalle tecniche psicoanalitiche che ha sviluppato gradualmente un approccio terapeutico cognitivistico. E’ noto soprattutto per il suo test sulla depressione (Beck Depression Inventory), e per aver tracciato l’identikit del depresso invertendo l’ordine tradizionale della descrizione nosografica, cioè considerando le distorsioni cognitive, il pessimismo esagerato, la visione negativa di sé e degli altri, le critiche e le autocritiche con o senza ragione, come cause e non come effetto della condizione depressa.

Il depresso, secondo A. Beck, si deprime perché distorce la realtà e non distorce la realtà perché è depresso. La condizione di depressione è il risultato delle sue aspettative negative nei confronti della realtà esterna, delle opinioni distorte di sé e della mancanza di fiducia in ciò che può portare il futuro. Il modello cognitivo della depressione è nato dall’ osservazione clinica sistematica e dalla verifica sperimentale (Beck, 1967).Questa combinazione di approccio clinico e sperimentale ha consentito uno sviluppo progressivo del modello e della psicoterapia che ne è derivata .Il modello cognitivo si serve di tre concetti specifici per spiegare il substrato psicologico della depressione :

1) la triade cognitiva,

2)gli schemi,

3)gli errori cognitivi.

Il concetto di triade cognitiva:consiste in tre principali modelli cognitivi che inducono il paziente a considerare sé stesso,il suo futuro e le sue esperienze in maniera idiosincratica .

Il primo elemento della triade ruota intorno alla visione negativa che il paziente ha di sé stesso.  Egli si vede difettoso,inadeguato,malato o privato di qualcosa . Tende ad attribuire le sue esperienze spiacevoli a un suo difetto psicologico, morale o fisico . Il paziente crede di essere indesiderabile e inutile a causa dei suoi presunti difetti . Tende a sottovalutarsi e criticarsi . Crede di non avere gli attributi necessari per ottenere la felicità o la serenità .

Il secondo elemento della triade cognitiva consiste nella tendenza dell’ individuo depresso a interpretare le proprie esperienze attuali in un modo negativo . Egli pensa che il mondo gli faccia richieste eccessive e/o gli presenti ostacoli insuperabili per il raggiungimento degli obiettivi della sua vita. Fraintende le proprie interazioni con l’ambiente interpretandole come sconfitte o privazioni.

Il terzo elemento consiste in una visione negativa del futuro . Quando la persona depressa fa previsioni a lungo termine, prevede che le sue difficoltà o sofferenze attuali continueranno indefinitamente. Prevede difficoltà, frustrazione e privazione incessanti, e quando pensa di intraprendere un compito specifico nell’ immediato futuro , prevede di non riuscirci.

Dal punto di vista clinico, il modello cognitivo considera gli altri segni e sintomi della sindrome depressiva conseguenze dell’ attivazione dei modelli cognitivi negativi. Per esempio, se il paziente pensa erroneamente di essere respinto reagirà collo stesso affetto negativo (tristezza o rabbia). Se crede erroneamente di essere escluso socialmente , si sentirà solo. I sintomi motivazionali (paralisi della volontà, desideri di fuga e di elusione ecc…) possono essere spiegati come conseguenze di cognizioni negative. La  paralisi della volontà è il risultato del pessimismo e della disperazione del soggetto . Se egli si aspetta un esito negativo, non si comprometterà nel perseguire un obiettivo o nell’ intraprendere qualche attività. I desideri suicidi sono intesi come espressione estrema del desiderio di fuga da quelli che sembrano essere problemi insolubili o situazioni insopportabili. Anche l’ aumento della dipendenza è comprensibile in termini cognitivi. Poiché il paziente si considera inetto e disperato e sopravvaluta irrealisticamente la difficoltà di azioni del tutto normali, prevede di ottenere risultati negativi qualsiasi cosa intraprenda. Il paziente tende quindi a cercare aiuto e rassicurazione in altre persone, che considera più competenti e capaci Infine il modello cognitivo può anche spiegare i sintomi fisici della depressione. L’apatia e la mancanza di energia possono essere il risultato della convinzione del paziente di essere destinato a fallire in tutti i suoi sforzi . Infine, una visione negativa del futuro può portare all’ inibizione psicomotoria .

Organizzazione strutturale del pensiero depressivo : un secondo importante elemento del modello cognitivo è il concetto di schema . Si usa per spiegare perché un paziente depresso mantenga i suoi atteggiamenti che provocano sofferenza e senso di sconfitta nonostante vi siano prove oggettive della presenza di fattori positivi nella sua vita . Qualsiasi situazione è costituita da una sovrabbondanza di stimoli . L’ individuo bada in modo selettivo a determinati stimoli, li associa in un modello e concettualizza la situazione. Benchè persone diverse possano concettualizzare in modi diversi, una data persona tende a essere coerente nelle sue risposte a eventi simili. Modelli cognitivi relativamente stabili formano la base della regolarità d’ interpretazione di un particolare insieme di situazioni. Il termine schema designa i modelli cognitivi stabili. Ogni volta che una persona affronta una particolare circostanza, si attiva uno schema relativo a tale circostanza. Lo schema è la base per trasformare i dati in cognizioni. Uno schema può rimanere inattivo per lungo tempo ma può essere attivato da determinati stimoli ambientali .Gli schemi attivati in una data situazione determinano direttamente il modo di reagire di una persona. Nella depressione le concettualizzazioni di situazioni specifiche sono distorte per adeguarsi agli schemi disfunzionali prevalenti del paziente. Nelle depressioni più leggere il paziente generalmente è in grado di considerare con una certa obiettività i propri pensieri negativi. Allorchè la depressione peggiora , le idee negative dominano sempre più il suo pensiero, anche se può non esserci alcuna connessione logica tra le situazioni effettive e le interpretazioni negative che egli ne trae . Man mano che gli schemi idiosincratici prevalenti producono distorsioni della realtà e di conseguenza errori sistematici nel pensiero dell’ individuo depresso, egli diviene sempre meno capace di considerare la possibilità che le proprieu interpretazioni negative siano errate. Negli stati più gravi di depressione, il modo di pensare del paziente può risultare completamente dominato dallo schema idiosincratico : il paziente è completamente assorbito da pensieri negativi persistenti e ripetitivi, e può riuscirgli estramamente difficile concentrarsi su stimoli esterni oppure impegnarsi in attività mentali volontarie . L’ organizzazione idiosincratica è divenuta autonoma . L’ organizzazione cognitiva depressiva può divenire talmente indipendente da ogni stimolazione esterna, da rendere l’ individuo insensibile ai cambiamenti che intervengono nel suo ambiente immediato.

Elaborazione errata dell’ informazione : gli errori sistematici nel modo di pensare dell’ individuo depresso servono a mantenere in lui la convinzione della validità dei suoi concetti negativi , malgrado vi siano prove del contrario. Essi sono:

1)la deduzione arbitraria : si riferisce al processo di trarre una determinata conclusione in assenza di prove che la sostengano,o quando la prova è contraria alla conclusione .

2)l’ astrazione selettiva  : consiste nel concentrarsi su un particolare estrapolato dal suo contesto , e nell’ ignorare aspetti della situazione più salienti, concettualizzando l’ intera esperienza sulla base di questo frammento .

3)la generalizzazione eccessiva : consiste nel trarre una regola generale o una conclusione sulla base di uno o più episodi isolati e nell’ applicare tale concetto ad altre situazioni, connesse o non connesse col caso specifico .

4)l’ ingigantire e il minimizzare : si riflettono in errori nel valutare il significato o l’ importanza di un evento, talmente grossolani da costituire una distorsione.

5)la personalizzazione : si riferisce alla tendenza del paziente a porre gli eventi esterni in relazione a sé stesso quando non vi sono elementi per operare tale associazione.

6)il pensiero assolutistico, dicotomico : si manifesta nella tendenza a collocare tutte le esperienze in due categorie opposte . Nel descrivere sé stesso , il paziente sceglie la categoria più negativa.

Per comprendere il disturbo del pensiero nella depressione lo si può concettualizzare come modo ” primitivo ” , non maturo di organizzare la realtà . I depressi tendono a esprimere giudizi globali riguardo a eventi che interferiscono con la loro vita . I significati che inondano la loro coscienza sono socialmente estremi, negativi, categorici, assoluti e sentenziosi . La risposta emotiva quindi tende a essere negativa ed estrema . Questo pensiero primitivo ha cinque caratteristiche :

1) è non dimensionale e globale ;

2) è assolutistico e moralistico ;

3) è invariante ;

4) fa una diagnosi del carattere ;

5) ha carattere di irreversibilità .

Beck fino a ora ha trattato la teoria cognitiva della depressione in modo unilaterale ; può sembrare che il paziente possa sviluppare una depressione indipendentemente dalle sue esperienze interpersonali . Questa apparente enfasi eccessiva sugli aspetti intrapsichici della depressione risulta dall’ aver deliberatamente concentrato l’ attenzione sull’ individuo e la sua costruzione della realtà . Per superare tale limite, Beck estende l’ osservazione agli aspetti importanti dell’ ambiente . Come è stato rilevato da Bandura ( 1977 ) il comportamento di un individuo influenza altre persone, le cui azioni a loro volta influenzano l’ individuo . A una persona che sta scivolando nella depressione può accadere di isolarsi ed evitare altre persone per lei importanti . Allontanati in questo modo, gli ” altri significativi ” possono rispondere con il rifiuto o la critica che attivano o aggravano l’ autorifiuto o l’ autocritica della persona . Le concettualizzazioni negative portano il paziente a un ulteriore isolamento . In questo modo il circolo vizioso può continuare fino a che il paziente non diventa così depresso da sfuggire ai tentativi degli altri di aiutarlo e di mostrargli amore e affetto . Un rapporto interpersonale armonioso, d’ altro canto , può arginare lo sviluppo di una depressione piena . Un solido sistema di sostegno sociale potrebbe quindi fornire una dimostrazione di accettazione, rispetto, e affetto così forte da neutralizzare la tendenza del paziente a sminuirsi .

Il nuovo paradigma scientifico della depressione (Kuhn, 1962 ) afferma: il paradigma personale del paziente, quando questi è in uno stato depressivo, gli procura una visione distorta di sé e del suo mondo . Le sue idee e convinzioni negative gli sembrano una rappresentazione veritiera della realtà, sebbene sembrino improbabili ad altre persone e anche a lui stesso quando non è depresso . Le osservazioni e interpretazioni dell’ individuo si formano in base alla sua struttura concettuale. I principali cambiamenti occorsi nella sua organizzazione cognitiva portano a un modo erroneo di elaborare l’ informazione , che fa sì che egli soffra di vari sintomi dolorosi .Usiamo il nostro paradigma scientifico in primo luogo per capire e secondariamente per modificare il paradigma personale sbagliato del paziente affinchè non fornisca più osservazioni e interpretazioni false.