Fragilità Psicologica

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Fragilità psicologica Dott.ssa Alessandra Chiarini

Cos’è la fragilità psicologica?

L’etimologia latina ci viene in soccorso per definire la fragilità psicologica.

Fragilità deriva da “frang-ere” ovvero rompere e si correla a “fragmentum” pezzi, frammenti.

La fragilità è la tendenza a rompersi, sia sul piano della struttura densa della materia e del corpo, sia sul piano della psiche e delle emozioni.

Ognuno di noi ha una componente di fragilità psicologica che va riconosciuta.

La scarsa resistenza all’”urto”, la prossimità alla rottura, la riduzione della elasticità, la bassa resilienza sono le caratteristiche principali.

La fatica a reggere una frustrazione soprattutto nella relazione.

 

Da dove origina la fragilità psicologica?

Oltre a predisposizioni genetiche e a traumi prenatali, o al momento del parto, ciò che in buona misura predispone alla fragilità psicologica, in maniera più o meno accentuata, è la qualità della relazione di attaccamento con la mamma o un’altra figura di riferimento, la persona che si occupa e si prende cura del neonato nel primo anno di vita.

L’attaccamento è una predisposizione innata nei cuccioli di animali e in quelli di uomo.

In caso di bisogno, di fame, di sete, di sonno, di conforto, di calore e in caso di protezione da pericoli c’è un grande chiamato anche care-giver che è presente e pronto a rispondere a quei bisogni del piccolo che gradualmente imparerà a soddisfare da solo.

Una modalità organizzata di relazione di attaccamento iniziale predispone a una fragilità psicologica minore.

In particolare l’attaccamento sicuro favorisce una maggiore autostima, benessere percepito, capacità di fronteggiare gli imprevisti e i pericoli. Perché?

Colei che si è presa cura di noi ha fornito il sostegno, la protezione, il contenimento giusto innanzi ai nostri bisogni iniziali espressi spesso dal pianto.

Ci ha insegnato ad affrontare piano piano la frustrazione di un seno arrivato un pochino dopo il nostro desiderio.

L’attaccamento sicuro non è sinonimo di perfezione, infatti una mamma può a volte non comprendere i bisogni del proprio bambino, ma può imparare, può darsi il tempo per scoprire chi ha davanti a sé, può sviluppare l’ascolto, entrando in empatia, può riconoscere la natura e i ritmi di crescita e il temperamento del proprio figlio.

L’attaccamento evitante incoraggia l’efficacia e il risultato del bambino, scoraggiando le emozioni di paura e rabbia, non riconoscendole.

Ciò induce una certa dose di fragilità psicologica, poiché il timore di un rifiuto porta a strategie di elusione dalle relazioni più profonde e intime e porta a evitare situazione di “prestazione”.

L’attaccamento ambivalente sempre di tipo organizzato comporta un’alternanza di accudimento e protezione con atteggiamenti di non considerazione dei bisogni del bambino.

Questa ambivalenza produce dei modelli operativi interni, schemi condizionati di relazione senza una regola ben precisa.

Il bambino non riesce a decodificare quando la madre o il care viver risponderà ai suoi bisogni per cui per sicurezza il bambino chiederà in maniera insistente attenzione piuttosto che evitarla e faticherà a riconoscere il valore della richiesta e dell’emozione associata.

La rappresentazione quindi della relazione in questo caso predispone il terreno a una maggiore fragilità emotiva con una enorme richiesta di accudimento e bisogno di conferma e con il rischio di andare a pezzi se non c’è un affiancamento.

 

La paura che emerge è l’abbandono.

Il rischio maggiore di fragilità psicologica è presente quando il bambino è esposto in un’età delicata e particolarmente sensibile, non strutturata, a un trauma, a violenze domestiche reiterate, alla guerra, alla perdita dei genitori, alla presenza di genitori tossicodipendenti, bipolari, o con disturbi di personalità gravi (narcisisti, dipendenti, istrionici, borderline…).

Se il genitore di accudimento presenta a tratti una condizione di dissociazione in seguito a vecchi traumi questa emerge nella relazione con il bambino in maniera appunto disorganizzata e poco prevedibile.

Il genitore si sposterà da ruolo di carnefice a quello di vittima a quello di salvatore e trasmetterà questi ruoli al bambino che per imitazione li metterà in scena ma in maniera inconciliabile.

Tre maschere divergenti e dissociate appunto.

 

Come affrontare la fragilità psicologica?

Se percepisci una fragilità psicologica sappi che ti stai già preparando per trovare una strada nuova verso una tua maggiore armonia psicologica.

Stai riconoscendo dei copioni relazionali che ti vincolano e limitano nella relazione con te stesso, col partner, amici, colleghi…

Desideri iniziare a guardare e sentire te stesso in maniera più morbida, più amorevole e desideri trovare nuovi equilibri nei rapporti?

Hai il diritto e le potenzialità per sentirti intero, integro, fiero di te stesso.

Puoi contattarmi se lo desideri e fissare una consulenza per scoprire progressivamente che puoi alleggeriti da condizionamenti che ti fanno vivere le relazioni come pericolose o angoscianti, nella paura manifesta o sotterranea di un rifiuto, di un abbandono, di una umiliazione, di un tradimento.

Possiamo insieme, nella relazione di sostegno e affiancamento psicologico trovare forza, sicurezza interna per scoprire uno stile relazionale più sicuro.

Il Metodo integrato Balance ti porterà a scoprire quella volontà, autorevolezza psicologica e amorevolezza verso te stesso.

Scopriremo anche tramite lo strumento prezioso dello Yoga come osservare e calmare il corpo, le emozioni e i pensieri, ritrovando una connessione e una centratura più profonda che permetterà di cogliere una parte di sé non dissociata, meno influenzabile dalla mente di superficie (che comprende anche l’inconscio).